Ho tremato con la terra
Spettacolo-dialogo
Ho tremato con la terra
Un perpetuo circuito di produzione e distruzione
sabato 18 settembre 2010
ore 21.00
Sala della Comunità Montana del Gemonese
via Caneva, 25 - Gemona del Friuli (UD)
Nell’ambito del terzo ciclo di corsi della Scuola estiva di perfezionamento in Gestione del rischio sismico (Seismic Risk Management - SERM) organizzato dall’Università di Udine a Venzone, è inclusa la trattazione di temi relativi alle trasformazioni sociali dopo una catastrofe sismica e alla relazione fra conoscenza scientifica e conoscenza locale.
Tali temi sono affrontati da Bruna De Marchi, già responsabile del Programma Emergenze di Massa dell’Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia e da Silvio Funtowicz, funzionario del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione Europea. Data la rilevanza dell’argomento, non solo per gli esperti, ma anche per le comunità esposte al rischio, si è pensato ad un’iniziativa complementare indirizzata ad un pubblico più ampio in modo da far dialogare la scienza con la gente. Tale iniziativa assume la forma di uno spettacolo-dialogo, dal titolo: “Ho tremato con la terra. Un perpetuo circuito di produzione e distruzione”.
Lo spettacolo è tenuto dal Gruppo O’Thiasos. La parte artistico-recitativa, curata da attrici e musiciste (Sista Bramini, Francesca Ferri, Camilla dell’Agnola e Valentina Turrini) e dalla fotografa Alice Benessia si combinerà con una parte espositiva, in cui Bruna De Marchi e Silvio Funtowicz affronteranno gli stessi temi trattati nel corso SERM.
L’obiettivo è di suscitare la riflessione e la partecipazione del pubblico sui temi del rischio, dell’incertezza, dell’identità e della memoria, sollecitandolo con vari e diversi linguaggi (della scienza, della poesia, della fotografia, del canto, …).
Filo conduttore sarà il ripetersi del ciclo della creazione, della distruzione e della rinascita, in cui si combinano eventi fisici e azione umana.
Attraverso il mito, il racconto, l’immagine, il dialogo, saranno evocati temi e situazioni in cui sgomento, paura e perdita si mescolano a speranza, impegno civile e solidarietà. Nel dialogo con il pubblico si vuol far emergere la memoria del terremoto che ha colpito il Friuli nel 1976 come un’esperienza individuale e collettiva che ha preso forma e significato proprio dalla combinazione fra l’evento fisico e il modo in cui le popolazioni colpite lo hanno vissuto allora, e il modo in cui vogliono (o non vogliono) oggi ricordarlo e raccontarlo.
La “rappresentazione” avrà la durata di circa un’ora, dopo di che si aprirà il dialogo con il pubblico.
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